Da poco ho finito di leggere questo romanzo, iniziato a marzo, spesso interrotto e poi ripreso ad intervalli irregolari.
La lettura è stata lentissima, impossibile calcolare quante volte sono stata tentata di abbandonarlo, ed ero pronta a scrivere commenti inveleniti sul successo dei best sellers "costruito a tavolino" e non guadagnato sul campo.
Ma ho tenuto duro ed ho terminato la lettura delle oltre 500 pagine... e mi sono trovata ad attribuire a questo libro 5 stelle su 5 nell'indice di gradimento di Anobii.
Riporto qui la recensione che ho scritto, sono io la prima a meravigliarmi dell'effetto che mi ha fatto questo libro, ma adesso mi sento di consigliarlo a chiunque sia in cerca di una lettura consistente e significativa.
Sono molto disorientata nello scrivere la recensione per questo libro.
Desideravo leggerlo perché ne avevo sentito parlare bene e perché anni fa avevo letto "Il catino di zinco" della stessa autrice e mi era piaciuto molto.
Me lo hanno prestato e l'ho iniziato a leggere piena di entusiasmo che si è freddato quasi subito.
La prima metà abbondante è stata faticosissima da leggere, pensavo continuamente di abbandonarlo. Forse l'argomento non mi prendeva, anzi, mi irritava: le paranoie di una donna che non riesce a rimanere incinta e continua a macerarsi su questo problema per pagine e pagine,come se non ci fosse altro nella vita, la strana relazione con uno scapestrato coinvolto a sua volta in questa ossessione, fino a spingersi in Ucraina a cercare un utero in affitto ... boh, a me sembrava (e sembra tuttora) tutto assolutamente morboso.
Poi la svolta: le ultime 150-200 pagine prendono ritmo (forse perchè incomincia veramente una storia, uno svolgersi di fatti), si fanno interessanti e, sinceramente, riscattano l'intero libro.
Tutta la narrazione acquista senso e spessore, i personaggi da insulsi diventano veri, drammatici, enigmatici.
Ottima l'ambientazione insolita, in una Sarajevo bombardata e violenta, le piccole storie degli abitanti, quelle vite così ben descritte nella loro dignitosa drammaticità.
Perfetto il finale a sorpresa, che avvince e fa riflettere. Fa rifletere molto. Sulla fissa iniziale della maternità, sul senso della maternità stessa, sul valore degli affetti, sui pregiudizi, sulle scelte di vita, sul razzismo, sulla vita di ognuno in cui fra vincere e perdere c'è un battito d'ali di farfalla. Ogni personaggio principale di questa storia è un perdente che si riscatta e vince qualcosa, ma pagando un prezzo altissimo.
Apprezzo la scrittura della Mazzantini, anche se purtroppo spesso molto prolissa, perché è capace di immagini graffianti e vere, anche se molto crude.
Si, alla fine sono contenta di aver tenuto duro e aver finito questo libro: lo giudico molto molto bello.
Desideravo leggerlo perché ne avevo sentito parlare bene e perché anni fa avevo letto "Il catino di zinco" della stessa autrice e mi era piaciuto molto.
Me lo hanno prestato e l'ho iniziato a leggere piena di entusiasmo che si è freddato quasi subito.
La prima metà abbondante è stata faticosissima da leggere, pensavo continuamente di abbandonarlo. Forse l'argomento non mi prendeva, anzi, mi irritava: le paranoie di una donna che non riesce a rimanere incinta e continua a macerarsi su questo problema per pagine e pagine,come se non ci fosse altro nella vita, la strana relazione con uno scapestrato coinvolto a sua volta in questa ossessione, fino a spingersi in Ucraina a cercare un utero in affitto ... boh, a me sembrava (e sembra tuttora) tutto assolutamente morboso.
Poi la svolta: le ultime 150-200 pagine prendono ritmo (forse perchè incomincia veramente una storia, uno svolgersi di fatti), si fanno interessanti e, sinceramente, riscattano l'intero libro.
Tutta la narrazione acquista senso e spessore, i personaggi da insulsi diventano veri, drammatici, enigmatici.
Ottima l'ambientazione insolita, in una Sarajevo bombardata e violenta, le piccole storie degli abitanti, quelle vite così ben descritte nella loro dignitosa drammaticità.
Perfetto il finale a sorpresa, che avvince e fa riflettere. Fa rifletere molto. Sulla fissa iniziale della maternità, sul senso della maternità stessa, sul valore degli affetti, sui pregiudizi, sulle scelte di vita, sul razzismo, sulla vita di ognuno in cui fra vincere e perdere c'è un battito d'ali di farfalla. Ogni personaggio principale di questa storia è un perdente che si riscatta e vince qualcosa, ma pagando un prezzo altissimo.
Apprezzo la scrittura della Mazzantini, anche se purtroppo spesso molto prolissa, perché è capace di immagini graffianti e vere, anche se molto crude.
Si, alla fine sono contenta di aver tenuto duro e aver finito questo libro: lo giudico molto molto bello.