Navigando nel web mi sono imbattuta in un termine che, ho scoperto, è al momento assai di moda: il decluttering.
In realtà il concetto non è particolarmente nuovo, visto che mia madre cercava di inculcarmelo già 30 anni fa, peraltro senza il minimo successo, ma vuoi mettere vederselo servito in salsa internettiana e per di più scoprire che fa tendenza?
Andiamo con ordine: il termine decluttering (dall'inglese "clutter", disordine) è semplicemete il modo fashon di definire il "mettere ordine", di più "fare spazio riordinando", magari disfacendosi delle cose che non servono più e stanno lì soltanto ad ingombrare e prendere polvere.
Ora, detto così, somiglia moltissimo al famoso "metti in ordine la tua camera" di 30 anni fa, non fosse che nel frattempo l'entropia è dilagata a tutta la casa. Francamente, l'idea non è allettante.
Tuttavia sono rimasta colpita da questo concetto per la chiave di lettura che ne è stata data negli articoli dei blog che ho letto. In sostanza si partiva dal concetto di decrescita, di ricerca della felicità nelle piccole cose, di riappropriarsi del proprio tempo e del proprio spazio, di fermarsi all'"abbastanza" senza cercare per forza il "sempre di più", dell'accontentarsi visto non come rassegnazione, ma come riscoperta di cosa è essenziale per la felicità e cosa è superfluo, indotto dal nostro modo di vivere caotico e consumistico.
In questa ottica il decluttering è un efficace esercizio di disintossicazione: rendersi conto ed accettare che tanti tanti tanti oggetti conservati caparbiamente finora non ci servono veramente a niente, ma stanno lì ad occupare spazio inutilmente nelle nostre case e a pesare psicologimente sulle nostre energie tenendole legate al passato, invece che lasciarle libere di godersi il presente e progettare il futuro.
Per me questa cosa è molto difficile: sia perchè sono portata istintivamente ad affezionarmi ad ogni cosa sia perchè fin da piccola mi è stato insegnato a conservare, ad aver cura, a metter via perché "potrebbe servire", in un'ottica di risparmio e non spreco.
Il decluttering, però, va nello stesso senso: l'idea è di disfarsi dell'inutile, delle cianfrusaglie, degli oggetti tenuti solo per "rispetto" a chi ce li ha dati ... non certo buttare per poi ricomprare.
Io da diversi anni ho imboccato, inconsapevolmente, me ne sono resa conto da poco, la via della decrescita, mettendo istintivamente in pratica
alcune semplici azioni che mi stanno migliorando la vita:
mangiamo più cibi autoprodotti (faccio in casa pane, torte, biscotti, zuppe con verdure fresche, torte salate, marmellate ecc.),
compro pochissimi prodotti in scatola o lavorati, prediligo le versioni integrali e sfuse,
compro prodotti equo-solidali (sono più buoni, in genere bio, costano mediamente di più, ma ne usiamo meno e preferisco dare i soldi a piccoli produttotri che a grandi multinazionali),
ho razionalizzato l'utilizzo dei detersivi per la casa: avevo mille flaconi tutti ammezzati per i pavimenti, i vetri, il bagno, la cucina, sgrassatori, anticalcare ... adesso ho pochi prodotti con cui faccio tutto.
ho razionalizzato la spesa: vado al centro commerciale solo una volta ogni 4-5 settimane, quando ho bisogno di rifornire la dispensa, per il resto vado al mercato il sabato e compro solo quello che serve per la settimana. In questo modo ho molto meno spreco, cibi scaduti, confezioni iniziate dimenticate in fondo ad uno scaffale.
Ovviamente sono meno soggetta alle operazioni di marketing del supermercato: 3X2 è una buona offerta, ma se non compro niente è un affare ancora migliore.
Insomma, in questo percorso di ricerca della felicità nelle piccole cose, mi sono sentita pronta ad abbandonare un po' di zavorra allo scopo di riscoprire l'essenziale. Così, ho fatto mio un progetto che letto in giro, modificandolo secondo le mie tempistiche e possibilità , per vedere di quantificare i progressi.
Nasce così il mio Progetto 100 Kg: in pratica voglio impegnarmi da qui ad un anno, diciamo al 30 aprile 2013, a disfarmi di 100 Kg di roba di cui posso fare a meno.
In pratica partecipano al progetto oggetti presenti in casa da almeno 6 mesi al momento di disfarsene, che non verranno rimpiazzati (Ovviamente se butto una televisione e ne compro una magari più grande non vale!!).
Non valgono cibi e generi di consumo frequente (flaconi di saponi, shampo ecc.) che vengono comunque ricomprati,mentre contano ad esempio vecchi flaconi di creme, trucchi ecc. se giacciono abbandonati da mesi.
Li peserò e posterò la foto, per rendicontare il progetto.
Stasera ero animata da buonissime intenzioni, ma poiché ho avuto da cucinare (decluttering del frigo: ho fatto una torta salata con dentro tutti cibi in scadenza, ih,ih,ih!!), ho "attaccato" solo una piccola porzione dell'armadio di camerina, dove stanno gli asciugamani.
Direi che il bottino non è stato malvagio: 3 Kg per iniziare, non male, no?
(Leonardo purtroppo non conta per la pesata, ma ci teneva a sorvegliare le operazioni)